Giacomo Puccini — Non sono in vena

Rodolfo chiude l'uscio, depone il lume, sgombra un angolo del tavolo, vi colloca calamaio e carta, poi siede e si mette a scrivere dopo aver spento l'altro lume rimasto acceso: si interrompe, pensa, ritorna a scrivere, s'inquieta, distrugge lo scritto e getta via la penna RODOLFO Sfiduciato Non sono in vena Si bussa timidamente all'uscio Chi è là? MIMÌ Di fuori Scusi RODOLFO Alzandosi Una donna! MIMÌ Di grazia, mi si è spento il lume RODOLFO Corre ad aprire Ecco MIMÌ Sull'uscio, con un lume spento in mano ed una chiave Vorrebbe... ? RODOLFO S'accomodi un momento MIMÌ Non occorre RODOLFO Insistendo La prego, entri Mimì, entra, ma subito è presa da soffocazione RODOLFO Premuroso Si sente male? MIMÌ No... nulla RODOLFO Impallidisce ! MIMÌ Presa da tosse Il respir... Quelle scale... Sviene, e Rodolfo è appena a tempo di sorreggerla ed adagiarla su di una sedia, mentre dalle mani di Mimì cadono candeliere e chiave


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